Viviamo immersi in una velocità che spesso offusca la nostra lucidità. La fretta con cui decidiamo, reagiamo e cambiamo direzione è diventata un segno di efficienza.
Eppure, tra il fare presto e il capire bene, c’è una differenza che merita tempo.
Daniel Kahneman, nel suo *Pensieri lenti e veloci*, descrive due modi di pensare: uno rapido e intuitivo, l’altro lento e riflessivo. Il primo ci aiuta a reagire, il secondo ci permette di comprendere. Il rischio è che il primo prenda il sopravvento anche quando non serve.
Nella vita come nel lavoro, rallentare non è un lusso: è una costante sollecitazione al pensiero vigile. Significa scegliere di distinguere ciò che ci muove da ciò che davvero conta, di lasciare spazio al “pensiero lungo”, alla pausa fertile, alla visione.
Lamberto Maffei, in *Elogio della lentezza*, scrive che “la mente ha bisogno di tempo per pensare se stessa”.
È un invito a restituire dignità al tempo del pensiero, che non è un vuoto da riempire ma uno spazio da abitare. Rallentare non significa fare meno.
Significa fare meglio: con cura, senso e prospettiva. È una leva strategica — una competenza che trasforma la reazione in riflessione, e la fretta in direzione.
Bisogna stare al passo, certo. Ma serve capire perché.
BePink – Scegliere di dubitare, senza fretta.