Lewis Carroll, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, un matematico e logico oxfordiano, ha inventato un mondo e un linguaggio che hanno assunto un valore iconico nell’immaginario infantile e adulto, grazie all’unione di creatività, fantasia, gioco, satira, nonsense e alla mescolanza tra prosa e poesia.

Al di fuori degli schemi e dei modelli tradizionali, Carroll ha prodotto opere estremamente complesse dal punto di vista formale, tanto da poter essere lette e interpretate a livelli diversi. Da un lato, l’avventura viene portata ai suoi estremi, con la descrizione di un viaggio onirico all’interno di un mondo senza regole, la “Wonderland”, dall’altro è centrale la riflessione sul linguaggio.

“What is the use of a book without pictures or conversations?”: questa la domanda che apre le avventure di Alice che si incrocia con la questione che la protagonista si chiede continuamente davanti alle porte della hall al termine del cunicolo sotterraneo in cui è caduta per seguire il Bianconiglio: Which way, which way, continuamente preda di quel disorientamento così profondamente radicato nella contemporaneità.

Wonderland, così come la contemporaneità, è un labirinto dove non esiste una strada predefinita e il tema della ricerca si sviluppa attraverso il viaggio, spesso finalizzato alla ricerca di un qualcosa, in molti casi di sé stessi, attraverso una serie di riti di passaggio resi tramite avventure meravigliose vissute in un mondo fantastico.

Alice nel Paese delle Meraviglie, ottima lettura per una Buona Pasqua!